Siamo solo da grandi occasioni?

Lo dico subito per non essere equivocato: scrivo il pezzo con fine altamente e smaccatamente provocatorio. Ma – questo vuol essere lo spirito – in maniera costruttiva, o quantomeno per porre una riflessione generale. Aprire il dibattito, come direbbero quelli bravi. Dal basso della mia modestia podistica non ho ovviamente nulla da insegnare a nessuno, e mi affiderò alle nude cifre per dare oggettività e sostanza a quello che voglio dire.

Che è sinteticamente questo: siamo una strana squadra. Che quando il gioco si fa duro mostra di che pasta è fatta, e che nella routine invece sembra accontentarsi di un profilo assolutamente dignitoso, per carità, ma mai sopra le righe. La riflessione mi viene leggendo la classifica per società della Scarpa d’Oro half marathon di Vigevano e confrontandola con quella di una qualsiasi gara Fidal (potete trovare tutto nella sezione “classifiche”).

A Vigevano la classifica Fidal provinciale ci pone al primo posto per punti/società e per numero di partecipanti. Il gruppo, numericamente, è stato il quarto in assoluto. Quante volte ci capita di essere la prima società in una qualsiasi gara Fidal del calendario provinciale?
E quante volte – anche in una non competitiva – di essere uno dei primissimi gruppi in assoluto? Quasi mai.

Eppure gli iscritti sono più di cento. E sono iscritti che mediamente corrono, accidenti. Lo scorso anno in 26 (!) hanno disputato una o più maratone. A Vigevano in 34 (!) hanno corso la mezza maratona, che non è certo una specialità che si può improvvisare. E non l’abbiamo corsa in maniera banale. Tra le società provinciali siamo stati primi per numero di iscritti e primi per numero di punti complessivi. Otto dei nostri atleti (quasi uno su quattro degli iscritti) sono finiti sul podio di categoria. Insomma: ci siamo, corriamo, e anche bene.

Poi vai a vedere la classifica di una qualsiasi gara Fidal del calendario e sembrano fatte con lo stampino. Siamo quasi sempre terzi come società. Corrono quasi sempre le stesse persone (15-20 quando va bene). E c’è un altro dato che spicca: gli atleti forti delle altre società sono un po’ più assidui dei nostri atleti forti. Guardate la classifica di Vigevano e guardatene un’altra a caso, anche degli anni scorsi: carta canta.

Lo trovo un peccato, sinceramente. Potremmo toglierci qualche soddisfazione in più a livello individuale e soprattutto di gruppo, ma restiamo sempre lì sospesi alle solite cifre e ai soliti, eroici nomi di chi non manca mai e spende la propria passione e il proprio sudore per portare la maglia dell’Avis davanti a quella delle altre.

Non vorrei che i nostri “campioni” (ma ha davvero così poco appeal la prospettiva di vincere o arrivare sul podio di una gara, e di non tornare a casa a mani vuote?) si sentissero troppo chiamati in causa. Mi rivolgo anche agli scarsi come me. Esempio personalissimo. L’anno scorso, mettendomi il pettorale e collezionando una strepitosa serie di terzultimi o quartultimi posti di categoria (una volta anche sestultimo e una volta anche ultimo, con orgoglio), ho portato nelle casse societarie quasi 600 punti. Insomma: tutti ce la possono fare.

Io credo che un pochino di spirito di corpo in più, e un pochino di “voglia” in più, potrebbero consentire al nostro gruppo di darsi una dimensione un po’ diversa: più appagante, più ambiziosa. Forti o scarsi, non c’è davvero differenza: il mattoncino lo possiamo portare tutti. E poi queste garette brevi e polverose, diciamolo, sono molto più divertenti delle ripetute, o no?

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