Augusto condivide con noi la sua gioia paterna con un racconto vivace ed incisivo. Grazie Augusto e complimenti a Pietro !
Qualche anno fa avevo scritto un racconto sulla corsa serale a Zenevredo, con mio figlio Pietro che ai tempi aveva 8 anni.
Ne sono passati 5, io ho continuato a correre. E lui ha cominciato.
Tre settimane fa l’ho portato al trail del monte Casto, 21km e 900m D+ sotto a un diluvio ininterrotto, e domenica eravamo in trasferta a Vicenza sui monti Berici per l’Ultrabericus winter trail a fare sul serio con 34 km e 1500 m D+.
In entrambi i casi, conoscendo l’organizzazione, l’iscritto ero io, lui il mio accompagnatore “clandestino”, io con lo zaino e il materiale obbligatorio per entrambi (il materiale obbligatorio non è una costrizione, ti può davvero risolvere problemi), lui con il pettorale addosso.
È bellissimo vedere qualcuno a cui vuoi bene, figlio o amico che sia, che si diverte mentre insieme assaporate quelle piccole e grandi gioie che ormai ti appartengono, e insieme soffrire delle stesse sofferenze quando in salita bruciano i tendini e in discesa dolgono i muscoli e lacrimano gli occhi per il freddo.
L’unico aspetto negativo è che domenica scorsa Pietro mi ha costretto a correre tutto il tempo, tranne che sui primi single track dove la folla non ancora sgranata ci ha costretto a soste involontarie.
Per il resto, dopo 28 km e quasi quattro ore di gara lui correva anche in salita, e io dietro a arrancare maledicendolo, con la gente che superavamo e mi chiedeva quanti anni avesse “quello là che non lo prende nessuno”.
Ci abbiamo messo 4 ore e 21 minuti, arrivati a metà classifica. Per rispetto non ho tagliato il traguardo, lanciandolo nello sprint finale e lasciandolo godere da solo l’ebbrezza del tagliare il traguardo, vedere il suo tempo sullo schermo, farsi consegnare la spilla da finisher.
Scusatemi il racconto personale, ma sono soddisfatto e felice.