“Non sei nè carne, nè pesce, sei ibrido” (Diego Abatantuono, I fichissimi)
Per la serie “partecipiamo a corse esotiche e poi raccontiamole agli amici perchè quelli del gruppo erano tutti altrove”, debbo riferire della mia partecipazione alla Buccinasco Half marathon, la corsa più ibrida a cui abbia mai preso parte. Si tratta di un perfetto incrocio tra una mezza maratona “vera” e una cosiddetta tapasciata: hai il pettorale ma non c’è il chip; si parte allo sparo ma non c’è la classifica (la partenza, di fatto, è libera per la mezz’ora successiva); il percorso è misurato (con generosità, ma tra rotonde e aiuole era impossibile non tagliare qualcosa) con cartello a ogni km., ma non c’è gara. La stessa organizzazione si mantiene in questo clima da “mezzo e mezzo” (anzi: mezza): area di ritrovo con stand e attrazioni (c’era la banda), ma un po’ difficile da trovare nel dedalo di rotonde in cui si snoda la viabilità del sud Milano; percorso ben segnalato e ottimamente presidiato (la seconda metà, che si svolgeva nel centro abitato, ha richiesto uno sforzo notevole) ma con alcune pecche tipiche della marcia non competiviva: ostacoli, strettoie, ponticelli e arrivo nel bel parco cittadino dove i podisti si contendevano i vialetti con famigliole con biciclette e passeggini (peraltro tutti molto educati). Tre i percorsi disponibili (7, 13 e 21,097), con stragrande maggioranza di corridori rispetto ai camminatori, che hanno quasi tutti optato per la marcia Family, tutta nel parco. Oltre 1.600 gli iscritti, mica male per una data dal calendario molto fitto.
Pregi. Molto bella la prima parte, in ambientazione tipicamente padana, tra parchi attrezzati e frazioni caratteristiche. Uno sterrato ben battuto e tanto verde attorno. Quasi sorprendente, se si pensa a dove ci si trova, cioè in una porzione di velenosa periferia milanese. E molto economica: con due euro (iscrizione light, senza riconoscimento. Altrimenti era 4 euro, comunque un prezzo stracciato) hai il tuo pettorale, ristori (non ricchi, ma va bene così) e la possibilità di simulare una mezza. E poi è vicina a Pavia: 35 minuti da casa alla zona della partenza, non molto diverso che andare a Vigevano piuttosto che a San Zaccaria.
Difetti. Molto brutta la seconda parte, tra vialoni anonimi e capannoni industriali, oltre a qualche rotonda oggettivamente pericolosa (ma gli addetti al percorso sono stati bravissimi e non ho sentito nessuno strombazzare). Da rimpiangere il momento il cui il percorso si biforca e tu scegli i 21 anzichè i 13 (che ti portano all’arrivo attraversando una zona meno deludente). Abbastanza allucinante la partenza. Si imbocca tutti insieme un vialetto in cui ci sono, in due punti differenti, panettoni o paletti con catenella evidentemente messi per evitare il transito alle auto (è uno degli ingressi del parco), ma che per la corsa – accidenti – si potevano far togliere mezz’ora, o no? Scene da malavita, con slalom tra i paletti (quindi: slalom speciale) e gente ancora fresca che simulava un 3.000 siepi zompando in bello stile. Più avanti, nello sterrato, ci sarà un passaggio strettissimo in cui bisogna fare la fila, perdendo circa un minuto. E poi un tunnel sotto la tangenziale in cui si rischiava seriamente di sbattare la testa.
Giudizio finale. Merita attenzione proprio per il suo essere ibrida. Va benissimo come test, anche perchè la partenza allo sparo (e un po’ anche il pettorale) ti dà un po’ di pepe, e poi si corre davvero, quasi come fosse gara vera, tra gente che corre. Sconsigliata a chi pensa di fare una mezza sul serio e si arrabbia a guardare il Garmin che procede invano, perchè il percorso – vedi sopra – ha qualche oggettivo problema. Comunque complimenti agli organizzatori per l’originalità, l’impegno e anche l’onestà: io, al modico prezzo di due euro, mi sono divertito.