Nella nobile arte della corsa, anzi della maratona, il sorpasso è uno di quei momenti che non rappresenta solo un gesto atletico, ma racchiude in sè significati più profondi…
E’ domenica mattina, giornata tipicamente dedicata ai lavori lunghi (diciamo dai 20km in su), esci di casa con il tuo orologio, il tuo lettore mp3 e vai in solitaria verso strade poco trafficate…
Sei bello tranquillo, stai tenendo il ritmo corretto e intanto ti godi anche il sole che scalda il viso e l’aria buona che si respira in riva al fiume, quando ecco che all’orizzonte, sulla lunga lingua d’asfalto, scorgi un altro runner…
Non fai nemmeno in tempo a pensare se lo conosci o meno, che subito scatta in te il meccanismo de “Il Sorpasso”…
E’ inevitabile, non puoi controllarlo e allo stesso tempo non puoi farne a meno! Cominci col guardare l’orologio per capire a che ritmo stai andando…bene, posso anche aumentare!
Quindi scruti con occhio clinico il tuo avversario, è ancora distante ma puoi già valutarne l’età, la prestanza fisica, il ritmo di corsa, lo stile di corsa…30 anni circa, gambe depilate, vene ben in vista sui polpacci, ritmo di corsa accettabile ma stile rivedibile, molto sbilanciato a destra e usa poco le braccia…
Non è come quando sei in macchina, dove il sorpasso deve essere un’azione rapida e decisa, non fai quasi in tempo a vedere chi guida l’altro veicolo…qui è tutto diverso, il sorpasso dura minuti interminabili nei quali sei come un predatore che studia la sua vittima, l’analizza, ne studia i punti deboli, si avvicina e poi colpisce senza pietà…
Ed è proprio così che accade, passo dopo passo ti avvicini sempre di più, senza accorgertene hai già aumentato di poco la tua andatura, anche lo stile di corsa ne risente, cerchi di fare falcate più ampie e più belle…no, non si è ancora accorto della tua presenza, ormai son circa 4 minuti che gli sono dietro, è giunto il momento di farsi notare, vai col colpo di tosse tattico…
Ecco! Molto bene, ora si è accorto di te…il motivo di farsi notare è semplicissimo: nell’antica Roma si diceva che sei vuoi uccidere un re, non lo fai di notte in segreto senza testimoni, ma lo fai alla luce del sole, davanti a tutto il suo popolo…e così anche il sorpasso, non vuoi che lui si accorga di te quando ormai gli sei accanto, ma deve sentirti, deve temerti, deve cercare di scappare, di accelerare, di liberarsi dalla trappola che gli hai teso abilmente…
Ha sentito la tua presenza, sa che ci sei e che stai andando più forte di lui…e quindi attiva i meccanismi di difesa: si pulisce il viso con la mano, accentua il movimento delle braccia, cerca di correggere il suo difetto di corsa, di sembrare più forte di quanto lo sia veramente…
Ma ormai in te la procedura è entrata nel vivo, siamo a meno di 10 metri da lui, quando il cervello comincia a rilasciare la benzina che ti permette di catturare la tua preda…l’adrenalina…Fluisce nel corpo e per qualche secondo ti senti invincibile, intanto i metri si riducono ulteriormente ed ecco che cambi postura: testa alta, petto in fuori, falcata cattiva, sguardo impassibile verso l’orizzonte, respiro veloce ma regolarissimo, senza affanni.
L’aggancio! E’ forse questo il momento di tensione maggiore ma al tempo stesso il più bello, ti affianchi a lui, ti osserva ma tu non lo degni di uno sguardo, lo hai già osservato a lungo prima, quando lui non se ne poteva accorgere…e senti che è uno sguardo di sfida e allo stesso tempo di invidia…sai già cosa sta pensando la sua mente, il suo corpo…vuole attaccarsi a te e non dartela vinta…
Rallenti, sì esatto rallenti! Per pochi secondi ti adegui al suo passo, gli concedi la mera illusione di riuscire a stare al tuo ritmo, perchè lui è talmente concentrato a studiarti e a cercare di non mollare, che non si rende nemmeno conto che non è lui che sta accelerando, ma sei tu che gli vai incontro…
Passano questi attimi fuori dal tempo, sai benissimo quando dare il colpo del k.o., ancora un momento e ci siamo…ecco! Quando lui smette di guardarti ma volge i suoi occhi verso l’orizzonte e cerca di ristabilire il suo assetto di corsa, immerso nell’illusione di riuscire a tenere il tuo ritmo, è il secondo esatto in cui colpire al cuore…
Aumenti l’andatura, lo superi definitivamente, rientri e ti piazzi proprio davanti a lui, in modo che possa vedere bene il tuo stile di corsa e la tua sagoma che, passo dopo passo, appoggio dopo appoggio, si allontana e lo lascia annegare nella sconfitta…
Non lo hai guardato una sola volta negli occhi, ma potresti disegnare su un foglio tutti i suoi sguardi, da quando si è accorto la prima volta di te, a quando ti sei affiancato e ti ha studiato, fino all’ultimo, quello della disperazione, gli occhi sbarrati trafitti dalla sconfitta che ha mostrato nel momento in cui hai dato lo strappo finale e l’hai abbandonato al suo destino…
Ormai i metri di distacco sono molti, il cervello smette di rilasciare adrenalina, i muscoli si rilassano e ritorni in quello stato di pace e immersione totale nella natura…senti il profumo inconfondible che si respira sulla riva del fiume, chiudi un attimo gli occhi e ti fai accarezzare dal sole che lentamente sta salendo al centro del cielo…
Un altro avversario sconfitto, un’altra preda conquistata…e ti senti più forte…
Cos’è quindi il sorpasso? E’ l’espressione massima dell’ego umano, del cattivo, dell’egoista, dell’orgoglio che c’è in noi…non è un semplice mostrarsi più forte, ma è un voler umiliare l’avversario, far capire che sei nettamente superiore e non sarà mai al tuo livello…nello sport, quando il sangue e l’ossigeno verso il cervello diminuiscono, escono i nostri istinti primordiali, l’istinto di voler vincere, di essere il più forte del branco, a qualunque prezzo…
Come diceva Jonh Milton ne L’avvocato del diavolo: “Vanità, decisamente il mio peccato preferito…”