Sei mesi e mezzo fa, prendendo spunto dalla classifica per società della mezza maratona di Vigevano e con il fine dichiarato di gettare il classico sasso nello stagno, lanciavo qui il domandone che ripropongo nel titolo di questo pezzo. Breve riassunto della puntata precedente: a Vigevano, nella classifica scorporata degli atleti pavesi (la Scarpa d’Oro come sempre era valida anche per il campionato provinciale Fidal), risultava che l’Avis Pavia era la miglior squadra come numero di partecipanti e come punti complessivi. Una doppia circostanza che nella cinquantina di gare annue Fidal e Uisp non ci capita quasi mai, perchè nelle corse “normali” quando va bene ci presentiamo in 15-20 e finiamo praticamente sempre terzi o quarti nelle classifiche di società, preceduti puntualmente dal terzetto di squadre vogheresi. Insomma, mi chiedevo: com’è che saltiamo tutti fuori (e con risultati più che lusinghieri, tra l’altro) solo nelle grandi occasioni, mentre nella routine corre sempre la solita “sporca dozzina”?
Sei mesi e mezzo dopo, alla Corripavia, la scena si ripresenta tale e quale: dopo una stagione di (quasi sempre) terzi e quarti posti di squadra nei due circuiti provinciali, a Pavia (vabbè, si correva in casa, ma era pur sempre una mezza maratona, mica il giro dell’isolato) si presentano 41 atleti con la maglia Avis (7 in più che a Vigevano) e il nostro gruppo finisce primo per numero di partecipanti e, quel che conta, per punteggio complessivo. A parte isolate imprese sporadiche (Straticino, Sannazzaro), quest’anno è capitato solo – appunto – nelle grandi occasioni.
Mi ha fatto molto piacere che in questi mesi, tra di noi e con alcuni amici delle altre squadre, si sia spesso parlato di questo argomento, che evidentemente un senso ce l’ha. Avevo scritto quel pezzo, lo ribadisco, un po’ per pura provocazione, ma un po’ perché effettivamente la cosa mi sembrava strana e degna di essere approfondita. E siccome qualche approfondimento, in questi sei mesi e mezzo, l’ho fatto anch’io, provo a fare l’upgrade di questa discussione e ad aggiornarla con le tesi a favore o contro che ho raccolto tramite scambi di mail o semplici chiacchierate.
Allora: perché molti nostri atleti forti non vengono a vincere (o a piazzarsi sul podio) nella “garette” Fidal e Uisp? E perché tanti di quelli come me, che di velleità di alta classifica non ne hanno ma potrebbero fare numero, non si fanno vedere un po’ più spesso? Perché l’Avis Pavia non ha il tasso di “fidelizzazione” alle gare che hanno lo Scalo, l’Iriense, l’Atletica Pavese (tanto per fare nomi)?
Di risposte me ne sono arrivate tante. E, devo dire, tutte assolutamente attendibili. Per esempio: quelli “forti”, come li definisco io, non sono forti a caso. Seguono piani di allenamento scrupolosi, tabelle ferree: e non sempre queste tabelle prevedono una determinata corsa in quel determinato giorno. Giusto. Sempre quelli forti prediligono spesso altre grandi occasioni: e di gare su strada di un certo prestigio, e a non troppa distanza da Pavia, ce n’è un sacco. Giusto anche questo.
E poi: molti desistono quando la distanza della sede di gara da Pavia è eccessiva. Ricordo sempre una frase del mitico Achille, una volta che ci incontrammo alla Vernavola durante uno dei soliti allenamenti. La domenica successiva era in calendario Cegni e io gli chiesi se ci sarebbe andato. E lui (uno che di certo non può essere accusato di avere scarsa passione o scarso attaccamento alla maglia): “Roberto, ma io mi devo fare 150 chilometri per correre mezz’ora?”. Giusto, giustissimo anche questo. E infine: quando Fabio (uno molto forte, per intenderci) dice che spesso la domenica mattina preferisce dormire, ha ragione anche lui. Perché dovrebbe stressarsi per una cosa che invece, fatta nei (suoi) dovuti modi, gli procura grande soddisfazione? In definitiva: la corsa è un piacere e ognuno è libero di intenderla come vuole. Nessuno di noi è un professionista. Quindi per noi è un hobby, un divertimento. E alla mia sollecitazione generale – una provocazione, se volete – ognuno è libero, davvero liberissimo di rispondere come gli pare.
Queste considerazioni chiudono una parte della questione. Ne rimane però aperta un’altra. Perché ci iscriviamo a una squadra? Anche qui, per carità, massima libertà. Siamo in democrazia e corriamo per divertirci. E sappiamo tutti benissimo che iscriversi a una squadra ha anche (e per molti soprattutto) un obiettivo “burocratico” che è innegabile. Però far parte di una squadra è anche un “fare gruppo” che andrebbe messo in pratica. C’è uno “stile Avis” che da un lato apprezzo moltissimo (piena libertà, molta discrezione, poca pressione), ma che forse è anche un nostro limite. Se per tanti di noi non esiste (o comunque non pesa abbastanza) il piacere di andare a farsi una sudata con la maglietta dell’Avis concorrendo ai campionati provinciali, vuol dire che non siamo abbastanza squadra. Tutto ciò è molto pavese: “ognun per sè” è sicuramente una way of life che si riverbera anche nelle nostre abitudini sportive.
Concludo: se ammetto di avere capito i vari perchè non tutti corrono certe corse, mi sento comunque di ribadire che tutti noi iscritti al G. P. Avis Pavia dovremmo spenderci un pochino di più per la squadra, nei limiti delle nostre idee e delle nostre riserve che – lo ripeto – sono tutte ugualmente rispettabili. In queste righe ho usato più volte le parole “piacere” e “divertimento”: ecco, credo che una minima percentuale di doveri (o meglio, di piccoli impegni) sia sopportabile, no?
Proviamo a fare un fioretto per la prossima stagione. Mettiamo almeno una crocetta (e se ce la facciamo, anche più di una) a queste opzioni. In tutte le occasioni possibili partecipiamo alle gare Fidal e Uisp (comunque sia, sono un’occasione di farsi un bell’allenamento e di divertirsi parecchio). Facciamo un car sharing un po’ più sistematico e organizziamo qualche trasferta insieme. Nelle domeniche con qualche buco di calendario o corse troppo scomode, troviamoci per un allenamento collettivo a Pavia (quest’anno lo abbiamo fatto un paio di volte e ne sono uscite mattinate molto simpatiche e “aggreganti”). Scriviamo di più sul sito, troviamoci di più sul forum (qualche passo in avanti c’è stato, ma siamo sempre pochi rispetto alle potenzialità del mezzo: il forum è aperto, apertissimo, non è un club a numero chiuso).
Ci sono tanti modi diversi di essere una squadra. E noi non possiamo che migliorare.