Nel trail, meno penso ai tempi e più mi diverto.
Sarà che stavolta eravamo ai piedi di sua maestà il Monte Bianco: sabato 11 luglio 2009 si sono svolte Ultra Trail Valdigne (87 km, 10200 m dislivello) e Gran Trail Valdigne (45 km, 4800 m dislivello) e ho corso quest’ultima, chiudendo con un passo “lento” in 8h e 7min.
Con partenza da Courmayeur, dopo saliscendi continui si arriva alla prima vetta del Colle Croce, poi giù a La Thuile, su al Col dell’Arp, quindi giù ancora a Courmayeur.
Partenza alle 10 di mattina con tutto l’equipaggiamento obbligatorio nello zaino, 300 atleti sulla 45 km e 400 sulla 87 km.
Il primo passaggio è stato un giro nella Città di Courmayeur (1260 m) e la somma della tensione accumulata nella settimana precedente, unita a un tifo scalmanato fatto di campanacci per tori mi hanno fatto venire i lucciconi man mano che passavamo tra le ali di folla.
Dopo circa 3 km si comincia a salire nei boschi e dopo saliscendi su single-track si arriva al primo ristoro del 15° km, all’ostello dove trovo moglie e figli.
Sarà che stavolta eravamo ai piedi di sua maestà il Monte Bianco: sabato 11 luglio 2009 si sono svolte Ultra Trail Valdigne (87 km, 10200 m dislivello) e Gran Trail Valdigne (45 km, 4800 m dislivello) e ho corso quest’ultima, chiudendo con un passo “lento” in 8h e 7min.
Con partenza da Courmayeur, dopo saliscendi continui si arriva alla prima vetta del Colle Croce, poi giù a La Thuile, su al Col dell’Arp, quindi giù ancora a Courmayeur.
Partenza alle 10 di mattina con tutto l’equipaggiamento obbligatorio nello zaino, 300 atleti sulla 45 km e 400 sulla 87 km.
Il primo passaggio è stato un giro nella Città di Courmayeur (1260 m) e la somma della tensione accumulata nella settimana precedente, unita a un tifo scalmanato fatto di campanacci per tori mi hanno fatto venire i lucciconi man mano che passavamo tra le ali di folla.
Dopo circa 3 km si comincia a salire nei boschi e dopo saliscendi su single-track si arriva al primo ristoro del 15° km, all’ostello dove trovo moglie e figli.
La giornata è splendida, calda, limpida e ventosa, e si sale finalmente per la prima vetta, una ascensione che dai 1600 m porta ai 2300 m con strappi continui e pendenze che superano il 20%. Il sentiero finale è un tracciato nervoso di sassi (già al 13° km la caviglia destra ha risentito di un precedente infortunio, mentre la bandelletta ormai è tornata magicamente a posto) che però non impediscono, come mi capiterà spesso, di guardarmi intorno e godermi cime innevate, laghi, prati, cascate.
Arriviamo al colle croce e la vista è una panoramica completa delle vette tutto attorno: impossibile non fermarsi e lasciarci un pezzo di cuore, oltre ovviamente ai polmoni.
Si scende, io pian piano perdendo le posizioni guadagnate in salita dove sono riuscito a correre a piccoli passi, cosa che preferisco alla camminata fatta a grandi falcate.
A La Thuile, secondo ristoro. Questa volta ne approfitto dovendo fare il pezzo più duro che dai 1400 m ci porterà ai 2570 m del Col dell’Arp, in soli 10 km.
Detta così potrebbe sembrare relativamente semplice, ma in realtà gli ultimi 550 m di dislivello stanno negli ultimi 3 km scarsi che mettono a dura prova anche la voglia di continuare; mi affianco a un ragazzo un po’ in crisi e gli passo un pezzo di parmigiano che gli serve dopo una giornata passata a mangiare barrette e maltodestrine, che io evito come la peste preferendo invece frutta secca (commercio equo) e parmigiano (del nostro gruppo di acquisto solidale), dieta ottima e di cui vado fiero, e che mi consente di non produrre rifiuti.
Si arriva in cima, finalmente, e mai tè caldo fu più gradito, pronti per la discesa finale di 10 km con pendenze che a tratti arrivano al 100%; per me e la mia caviglia si tratta di correre frenando, sfruttando quello che resta delle fasce muscolari anteriori delle gambe, che cominciano giustamente a risentirsi.
Al 38° km c’è un corridore fermo che scatta foto al Monte Bianco, e gli faccio “dammi una mezz’oretta, vado su e mi fai una foto”; allora lui ribatte “facciamo così, la foto la faccio lo stesso, poi diciamo che tu eri là”: le risate mi hanno spinto per un km buono.
Courmayeur comincia davvero ad avvicinarsi, ogni tornante sono metri di dislivello in meno, ecco che entro, ci sono le scale del palazzetto dello sport, là in fondo vedo i miei figli, che cominciano a correre al traguardo, becco il primo e mi tocca aspettare il secondo, gli grido di accelerare che non ne ho più, stanno arrivando, arrivano, sono arrivati.
SONO ARRIVATO!!!